Parea la luna.
M'inchinai allorchè codesto amore ebbe a fiorire, mia amata, e mi facea domande l'amore nel tutto dare l'anima. Soave divenir del tempo e di òmini che nell'otre dominano la luna che parea lontana, governata da scafisti tenui esperti. Per tempo stabilito.
Il core ha color di luna propria, codesta notte e mirar nel fondo dell'oceano nero, se colei amata potesse adesso fusendo di gatta, appoggiar il disegno soave del suo nasino all'occhio unico e rumoreggiante finestra della sua tana, scorgerebbe quel core. Di cavalier errante di altrui pensimenti notturni, quel core che nel celare parte di universo si staglia luminoso e appare. Or ora. Mentre vi scrivo. Urlando quando al sapere del mescere de sensazioni irripetita per sua intensità, ve' l'ombra. Vuolsi all'interiora della emozione, sbadando del numero di esse, per ribadir l'idea del solo respiro per un solo polmone, degli occhi di specchio di simile unico momento. Lune e portar lune ancora, consecutive nella vita errante di colei che amo, giovine fanciulla, quant'anche non fossi il cocchiere di esse, ma un semplice in su di esse ricordo lontano. Potea pensar fosse differente? Uscimmo a veder le stelle e impavida fiera mente ci cademmo restando. Nulla di egual nel tempo di questa piu' che mezza vita, virando a babordo e incamminandomi verso turno piu' corto.
Per terre e per mari, burrasca di risa e sogni nell'arte del sogno sparisce, a cuor mio, il confine tra esse, nelle parole donate mesi e mesi or sono, su codesto argomento. Spazzando il confine e il limite a corredo, tra esse e ingurgitando senza menare cibo nella pancia, ma solo vivendo del forte momento che ciba codesta vita. Senza decidere se questo si' o questo no. Questo si' e questo no. E fanne coriandoli corti e lunghi e trombette da festa del sestante che guida la rotta. A ripeter il mio core, non fa differenza. La grazia non concede chi passa pei monti odorando codesto sublime passaggio. E venga il dolor a darmi respiro, come l'oriente m'insegna impavida nuvola del cielo, a bilanciar cotanto desiderio dal vero respiro. O nulla possibile e', coi piedi nudi sul nostro sentiero incespugliato sul legno di tana al rumorar di piedini ridenti e smaltati di rosso. Scuro. E non fa differenza, ripetea il core tra colorati respiri di Klee ed abbracci di seguir due giri di nudi disegni su specchio, se l'amor comanda forbendolo a gioco. Su di un percorso che trovera' bocca di pace quando il cor sona per altri e tempo e sonate spariranno da sole. Che sia domani o dopo di allora. E mentre vi nuvolate nel prossimo viaggio, lasciate che accada col core le tutte cose che viver come stella di roccia vi accadono, senza concedere al dolor il timone del dignitoso sentiero. E senza promettere nulla, di bene o di male, come l'anno ha insegnato, mia amata compagna di terra, ne a voi stessa, ne all'emozione che parea vibrar, e nemmeno al gigante che guarda la luna. Or ora. Come rotta di nautica cartina mai completata ma segnando sogni di arte che dall'orizzonte affiorano. Qualunque acqua appaia a guidar l'aguzza emozione. A viver per tempo, si schiavi del tempo. Destino gentil non ve' certezza ma voi mia amata sarete vincente. E quindi nulla temiate. Nel contempo, vi prego, vivete.
E uscii a riveder il core. E dissi: "Parea la luna."
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